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Sono una farmacista collaboratrice, lavoro in farmacia da ventotto anni, ho fatto vari concorsi per sedi farmaceutiche con enorme fatica, studiando e lavorando; speravo con le liberalizzazioni si muovesse qualcosa a favore dei collaboratori. Ma leggendo quà e la le varie proposte (che è vero non sono definitive) mi sembra che PER FAVORIRE I COLLABORATORI NON SI STIA FACENDO PROPRIO NIENTE. Si parla di favorire i parafarmacisti, i farmacisti rurali e per ultimi tutti gli altri. Sappiamo benissimo che dietro molte parafarmacie ci sono titolari di farmacia, e quindi ancora una volta verrebbero favoriti, alla faccia delle lobby! E poi bene o male i parafarmacisti e i farmacisti rurali possono esercitare liberamente la loro professione, noi collaboratori con anni di esperienza, vari titoli ecc… quando potremmo dedicarci liberamente alla nostra professione? O forse se si intraprende la via del collaboratore non se ne esce mai fuori? Dovevamo aprire tutti una parafarmacia? Io credevo nella professione, nell’esperienza accumulata negli anni e nell’amore per questa professione, aprendo una farmacia non volevo diventare ricca ma solo svolgere il mio lavoro in autonomia come è permesso a tutti i professionisti (avvocati, commercialisti, architetti ecc…). Grazie per l’attenzione.
Rossi Natalina.
Sono una laureata in “chimica e tecnologie farmaceutiche” di 29 anni di Cosenza, attualmente alle dipendenze di una farmacia privata in Roma.Vorrei portare alla vostra attenzione delle mie considerazioni in merito al decreto liberalizzazioni e alle proposte avanzate dalle nostre due fazioni politiche. Vorrei arrivare a tutti coloro,più o meno giovani,laureati che come me hanno visto nel decreto Monti una piccola speranza di poter vedere realizzato il sogno di una vita,sogno fino ad ora accessibile a pochi.
Con la speranza che possiate leggerla e magari riassumerla in una pubblicazione,vi invito a unire le nostre forze cercando di farci sentire in questi ultimi giorni di cambiamento. Adesso possiamo proporre,discutere e cercare di arrivare a tutti coloro che stanno lavorando al governo per decidere del nostro futuro,dopo l’approvazione potremo semplicemente e solo,forse,informare la moltitudine dell’ennesimo sopruso di cui siamo stati vittime.
PIANTA ORGANICA E QUORUM
I rappresentanti di Federfarma, e con loro alcuni Senatori di entrambi gli schieramenti, propongono di aumentare il quorum, rispetto a quanto previsto dal decreto liberalizzazioni, (3.000 abitanti per farmacia), pena la paventata crisi economica del sistema. Ed a riprova della validità di tale proposta viene presa a riferimento, come si dimostrerà impropriamente, la media europea di abitanti per farmacia, che sarebbe più alta di quella proposta dal Governo e si attesterebbe su oltre 3.300 abitanti.
La proposta, che detta così sembrerebbe ragionevole, nasconde però un’insidiosa imprecisione con una, forse voluta, alterazione della verità.
Infatti, nel sistema sanitario italiano è prevista la presenza di una farmacia anche nei piccoli o piccolissimi centri abitati. Queste farmacie, che certo non fanno parte di quegli esercizi di cui andrebbe aumentata la diffusione territoriale, ma che, piuttosto, andrebbero aiutate con maggiori sussidi economici, (come opportunamente previsto dal decreto governativo), fanno parte, quindi, di quella vasta platea di esercizi che devono essere esclusi dal calcolo del quorum previsto dal decreto. Diversamente, se il numero di licenze da rilasciare venisse ottenuto, a prescindere dalla distribuzione sul territorio della popolazione, semplicemente dividendo la popolazione complessiva per il quorum, si arriverebbe a dichiarare che le farmacie attualmente esistenti, non solo sono in numero adeguato, ma che, in alcuni casi, il loro numero è addirittura sovrabbondante.
A riprova di quanto asserito valga l’esemplificazione pratica della provincia di Cosenza :
La provincia di Cosenza allo stato attuale conta 155 comuni, di cui 96 con popolazione al di sotto di 3.000 abitanti. Le farmacie private allo stato attuale sono 297. Se il quorum ed i resti previsti dal decreto governativo venissero, com’è corretto, applicati ai soli comuni con popolazione al di sopra dei 3.000 abitanti, le farmacie esistenti dovrebbero essere incrementate di 56 unità. Con un incremento del 18,85% di nuove sedi da insediare nei pochi centri di maggiore popolazione, dove l’effetto liberalizzazioni potrebbe produrre un qualche beneficio per i cittadini (in effetti l’aumento effettivo sarebbe ancora inferiore perchè occorrerebbe escludere dal computo le numerose sedi attualmente vacanti e ancora non assegnate per mancata revisione della pianta organica e/o mancato svolgimento dei concorsi).
Se, viceversa, le nuove licenze fossero attribuite in base al rapporto tra popolazione complessiva della provincia e quorum, nonostante il ridotto valore di quorum previsto nel decreto governativo, si dovrebbe procedere alla chiusura di 52 esercizi esistenti. Il quorum attuale, infatti, ossia il rapporto tra popolazione e numero di farmacie esistenti è, in provincia di Cosenza, pari a 2.474 abitanti (734.656 ab. / 297 farmacie)!.
E’ ovvio, dunque, che gli esercizi farmaceutici da tener presente nel calcolo del quorum sono soltanto quelli dei centri urbani più densamente popolati, per i quali l’alto livello del quorum attuale, (4.500/5.000 abitanti), sommato, spesso, alla mancata revisione delle piante organiche e/o di attribuzione dei posti vacanti, consente ai pochi esercizi oggi insediati, soprattutto nei centri o quartieri di non grandi dimensioni, di detenere il mercato della vendita dei farmaci in regime di monopolio.
MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DEI CONCORSI E DI ATTRIBUZIONE DELLE LICENZE
Attualmente i concorsi per l’attribuzione di sedi farmaceutiche si svolgono tramite concorso per titoli ed esami in cui l’esame, cioè il merito, vale 50 punti su 100 ed i titoli, che, caso forse unico in Italia, rappresentano gli altri 50 punti (per favorire il merito, di norma, il punteggio attribuito ai titoli non supera quasi mai 20 punti su 100), sono costituiti, per la quasi totalità, da anzianità di servizio, nel limite massimo (non da molto tempo introdotto) degli ultimi venti anni. Fatto salvo il servizio prestato nelle cosiddette parafarmacie che non viene attualmente considerato perché ritenuto non qualificante in termini professionali, in quanto svolto in esercizi che escludono la presenza di farmaci oggetto di prescrizione medica (la maggior parte dei farmaci in commercio e la totalità di quelli per cui si rende indispensabile la qualificata presenza del farmacista).
Il nuovo decreto liberalizzazioni, allo scopo di rendere possibile, almeno sulla carta, la vincita del concorso da parte di qualche giovane (o perlomeno non troppo anziano) laureato, ha previsto che al concorso, per titoli ed esami, possano partecipare, anche, candidati riuniti in associazione per i quali è possibile sommare i titoli, a condizione che l’associazione, sia e permanga, di tipo paritetico, pena la perdita della licenza. Inoltre, per venire incontro ai titolari e collaboratori farmacisti attualmente impiegati nelle parafarmacie, ancora una volta privati della più volte annunciata autorizzazione alla vendita dei farmaci di fascia “C”, è stato disposto che il servizio prestato in questi esercizi venga valutato in misura non inferiore al 70% rispetto a quello svolto nelle farmacie.
Oggi, molti degli emendamenti proposti in senato prevedono, invece, di svolgere i concorsi per soli titoli. Ciò che porterebbe a favorire ancora di più la maggiore anzianità di servizio, spesso in un gran numero di casi appannaggio dei figli o dei familiari dei farmacisti titolari impiegati nell’azienda di famiglia. Con la paradossale conseguenza di vedere in tal modo aumentata “la dotazione familiare” di punti vendita attribuibili ad una ristretta “casta” di privilegiati assegnatari che, caso probabilmente unico al mondo, ricevono in modo pressoché gratuito dallo Stato, non la concessione di un servizio a scadenza, dietro pagamento dei normali diritti di concessione, ma la piena proprietà di una licenza per l’apertura di un esercizio commerciale a carattere esclusivo, a numero programmato e limitato, cedibile a terzi e trasferibile per successione.
Inoltre, probabilmente a titolo di improprio indennizzo per la mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia “C”, più volte annunciata e forse ormai definitivamente accantonata, si propone di destinare ai titolari e/o collaboratori di parafarmacia, una riserva di 1/3 dei posti messi a concorso. Ciò che di fatto trasformerebbe in titolo di merito da garantire con riserva una condizione lavorativa che oggi non consente, in sede di svolgimento di un’eventuale concorso, neanche la valutazione del titolo di servizio prestato. E che porterebbe ad uno stravolgimento di prospettiva, probabilmente lesiva dei dettami costituzionali, che vedrebbe la numerosa platea di giovani laureati impiegati in farmacia, privati della possibilità di partecipare all’assegnazione di 1/3 degli eventuali posti disponibili. Quella stessa platea che, nella prospettiva di accumulare un modesto punteggio che gli consentisse un giorno, seppur lontano, magari alle soglie della pensione, la remota possibilità di vincere l’agognata farmacia, ha rinunciato a lavorare nella parafarmacia, magari sotto casa, per vedersi oggi scavalcata, qualora fosse approvata una siffatta proposta di modifica (e non venisse poi annullata dalla Corte Costituzionale), dai colleghi più “lungimiranti”, che confidando nella controriforma scaturita dallo scontro di potere tra le due opposte fazioni, si troverebbero a beneficiare della ennesima “sanatoria all’italiana” camuffata da liberalizzazione, che creerebbe una sottocasta nella casta.
Altrettanto dicasi per l’altrettanto infausta proposta, probabilmente anch’essa non propriamente rispettosa dei dettami costituzionali, di riservare 1/3 delle sedi disponibili ai titolari di farmacie rurali.
Per i farmacisti rurali, infatti, esiste già la possibilità di partecipare ai concorsi straordinari per titoli ed esami previsti dal decreto governativo. E probabilmente questi avranno già titoli (di anzianità) di molto superiori rispetto ai loro più giovani colleghi. La riserva ha senso, dunque, solo se, ancora una volta, e come sempre all’italiana maniera (ciò che ci ha resi tristemente famosi nel mondo), si voglia creare una corsia preferenziale per i titolari di farmacie rurali nell’intento di poter loro “garantire” una più certa ed agevole attribuzione delle eventuali migliori sedi “urbane” che scaturissero dalla paventata diminuzione del quorum prevista dal decreto. E, nel contempo, si volesse celatamente ottenere l’effetto di sottrarre dai futuri concorsi straordinari le sedi rurali lasciate libere dagli ex titolari. Infatti, in mancanza di una specifica norma (allo stato attuale non proposta da alcuno) che preveda l’assegnazione delle sedi rimaste vuote per diversa collocazione dei titolari agli stessi candidati vincitori del concorso straordinario, tramite scorrimento nella stessa graduatoria, le sedi “liberate” dagli ex titolari finirebbero in un limbo. Per essere poi probabilmente assegnate, come oggi accade spesso, in regime di gestione provvisoria, in attesa di future sanatorie.
CONCLUSIONI
Il decreto liberalizzazioni varato dal governo, in tema di farmacie non risolverà certo le storture del settore, che come già osservato, derivano soprattutto da una non corretta formulazione dei bandi di concorso (che avvantaggiano l’anzianità a scapito del merito) e da un’impropria attribuzione, da parte dello Stato, della proprietà completa e definitiva di una licenza per l’esercizio di un servizio, a carattere esclusivo e controllato, al privato cittadino. Tuttavia cerca di risolvere, almeno in parte, le più evidenti discrasie del sistema, cercando di favorire un seppur modesto riequilibrio sociale attraverso maggiore mobilità ed accresciute opportunità, anche per i giovani. E, nel contempo, attraverso una maggiore diffusione del numero di esercizi ed una minor rigidità del sistema di distribuzione cerca di ottenere, di riflesso, benefici economici per i cittadini, fermo restando il rispetto delle garanzie di tutela della salute.
Le spinte lobbistiche, da sempre fortemente presenti nel nostro paese e purtroppo ancora oggi ben radicate e rappresentate nel potere politico, cercano di snaturarne gli indubbi elementi di novità, a scapito degli interessi ora dell’una, ora dell’altra fazione.
E’ demagogico, oltre che oltraggioso, propagandare quotidianamente la necessità di liberalizzare maggiormente il mercato, di creare maggiori opportunità per i giovani, di favorire il merito, se ad ogni tentativo di modifica in tal senso corrisponde, di fatto, una forte contro-spinta che non solo impedisce il cambiamento ma tenta, addirittura, di capovolgerne gli effetti.
Ci auguriamo che l’attuale governo in carica riesca a resistere eroicamente alle spinte controriformiste in atto, ben consapevoli, comunque, e di ciò tenga opportunamente conto il potere politico, che le attuali condizioni di privilegio, detenute da diversi attori in molti settori della società, non potranno proseguire all’infinito. Tanto più in presenza di una sempre più folta moltitudine di soggetti in condizione di progressivo impoverimento che sino ad ora ha sostenuto, ed ancora sostiene sulle proprie spalle, il peso economico dei suddetti privilegi.
Vi ringrazio fin da ora del vostro tempo e della vostra collaborazione,augurandovi buon lavoro e sperando possiate sottoscriverla in maniera tale da farla arrivare a più persone possibile,vi porgo i miei distinti saluti,
Valeria Napoli